Lazio, il falsario colpisce ancora.

Dietro una lista tarocca intestata a Storace per le regionali c’era Renzo Rabellino, noto per i suoi partiti-clone tipo Grilli parlanti o Lega Padana. Già condannato penalmente in Piemonte, ha sfiorato un seggio a Roma

Renzo Rabellino ha colpito ancora. Il suo nome non dice molto fuori dal Piemonte, eppure questo carneade della politica, consigliere provinciale a Torino, è calato “elettoralmente” armi e bagagli nel Lazio e ha messo a segno una nuova impresa alle ultime regionali.
Rabellino, fondatore del movimento No euro, è celebre per le sue liste-clone (Grilli parlanti, lista del Grillo, Lega Padana, Verdi Verdi) spesso zeppe di omonimi (memorabili Pericle Berlusconi e Giuseppe Grillo detto Beppe). Nel 2010 corse da governatore contro Roberto Cota e Mercedes Bresso, raccogliendo 37 mila voti. Per quel voto, lo scorso ottobre è stato però condannato dal tribunale di Torino a due anni e dieci mesi di reclusione per falso: le firme raccolte presentavano irregolarità e al processo diversi testimoni avevano affermato di aver sottoscritto una mozione contro l’estensione dei parcheggi a pagamento (nell’elenco c’era perfino l’attrice Luciana Littizzetto, che disconobbe la propria firma).

Nonostante la condanna fosse corredata dalla sospensione dei diritti elettorali e dall’interdizione dai pubblici uffici per cinque anni, in vista delle regionali Rabellino ha presentato a Roma e provincia una nuova creatura: “Lega Centro Storace”, senza nemmeno un candidato romano (quasi esclusivamente persone nate in Piemonte) e peraltro assai simile nel logo alla lista civica “Storace Presidente”. Risultato: 32.979 voti (1,62 per cento) contro i 26.968 (1,32 per cento) della civica ufficiale, formata in gran parte da consiglieri uscenti eletti due anni fa con la lista Polverini. Avesse vinto il centrodestra, probabilmente le 68 preferenze raccolte dal trasformista piemontese sarebbero state sufficienti per far scattare un seggio e i rimborsi elettorali.

«La lista di Rabellino ha preso appena 140 preferenze su 33 mila voti. Noi 17 mila su 27 mila voti» dice il consigliere uscente Pino Palmieri. «Se facciamo una proporzione, vuol dire che ci ha tolto circa 20 mila preferenze».

Nessuno lo dice apertamente, ma fra molti candidati è forte la sensazione che Storace fosse al corrente della situazione.

Lui, però, si chiama fuori da ogni responsabilità. Ammette di conoscere di nome Rabellino «per le sue “imprese”» ma di non sapere che ci fosse lui dietro la lista: «I miei uffici non hanno interloquito con lui». Spiega l’ex governatore all’Espresso: «Ci era stato presentato un simbolo diverso con cui apparentarci, dove il mio nome era molto piccolo. Ma la lista è stata ricusata dal tribunale e dopo essere stata riammessa pochi giorni prima del voto, ha depositato senza consultarci un nuovo simbolo in cui il mio nome era diventato gigantesco». Morale: ha ragione chi si lamenta, «ma bisogna prendersela con Rabellino, non con me».

Fonte:  http://espresso.repubblica.it/dettaglio/lazio-il-falsario-colpisce-ancora/2201773