Intervento in aula 27 dicembre 2012

Ho accettato, con onore, al momento dell’insediamento di questo Consiglio Regionale, di far parte del Comitato Regionale di Controllo Contabile – Co.Re.Co.Co.. Proposto da tanti On. colleghi che vedevano in me, anche per la mia provenienza dalla Guardia di Finanza, portatore di valori morali, professionali e di trasparenza, che sicuramente avrei messo al servizio della Regione Lazio. La realtà è stata ben diversa, come tutti sapete: è stato proprio il Co.re.co.co. ad essere accusato per non aver controllato le spese folli della Regione Lazio. Nessuno, però, ha voluto approfondire il perché delle disfunzioni, ad esempio che la Regione Lazio non sì è dotato di un regolamento finanziario che disciplinasse le modalità di spesa e di rendicontazione dei fondi, anche dei Gruppi consiliari, fermo restando che chi ruba deve essere perseguito e restituire il mal tolto.

Colgo l’occasione per fare una pubblica opera di trasparenza. Parlo con dovizia di dati, di documenti e di circostanze. Tutti segnalati: chi vuole può visionare gli atti, scritti, protocollati e presentati ma regolarmente rimasti senza riscontri. E’ troppo facile fare demagogia del tipo “sono tutti colpevoli”. IO NON LO SONO e ve lo dimostro con i documenti. Ho prestato giuramento di essere fedele alla costituzione e di rispettare le leggi. L’ho sempre fatto e continuerò a farlo, dentro e fuori della Regione.

Il Co.re.co.co., così come è articolato, non ha motivo di esistere: ne ho chiesto lo scioglimento in tempi non sospetti; mi sono dimesso dall’incarico, in quanto non riuscivo ad incidere sulla sua attività, come invece tentavo quotidianamente di fare.

Nulla da dire circa la professionalità e la correttezza dei componenti del comitato e della Struttura Amministrativa di supporto ai lavori del Comitato. Nei loro confronti confermo lo stesso vivo apprezzamento per la professionalità e l’abnegazione profuse, espressa dal Presidente, On. Carlo Umberto Pozzo, in occasione delle mie dimissioni.

I problemi non sono di natura professionale e/o morale dei componenti il Comitato la cui dignità nessuno ha mai messo in discussione né, peraltro, della stessa struttura di supporto. Nei loro confronti non è stato mosso, come erroneamente rilevato, alcun attacco.

Quello che si vuole, invece, è riflettere sulla validità del sistema dei controlli regionali, nel suo complesso, a prescindere dalle persone fisiche che vi fanno parte, atteso che, di fatto, come indica lo stesso presidente, On. Carlo Umberto Ponzo in risposta proprio alla lettera delle mie dimissioni, il ruolo del Co.re.co.co. non ha nulla a che vedere con il lavoro di un Ente certificatore di bilanci o di un organo preposto a rintracciare per poi segnalare ipotesi di reato all’Autorità giudiziaria. La funzione del Comitato si sostanzia nel riferire al Consiglio Regionale sulla gestione del patrimonio immobiliare della Regione, sul rispetto del bilancio di previsione, sull’adeguatezza e completezza della documentazione contabile, sulla regolarità degli adempimenti fiscali, sul rendiconto generale regionale, come statuito dall’art. 70 dello Statuto regionale. Quindi: solo formalità, nulla di concreto, non visiona documenti, non riscontra, non vigila, a che serve? Questo avevo rilevato e segnalato, in tempi non sospetti.

Il sistema dei controlli è privo, proprio di un ente indipendente, con compiti proprio di certificazione dei bilanci. Tale funzione non può essere demandato ad organi politici, peraltro variabili a seconda del relativo orientamento di appartenenza.

Le funzioni del Comitato a norma dello Statuto appaiono pertanto limitate in quanto, di fatto, non controlla effettivamente la gestione ma relaziona, in modo obbligatorio ma non vincolante, il Consiglio, che essendo un organo politico, decide a maggioranza e non sempre, forse, nel merito delle reali questioni sollevate, come già avvenuto. Io volevo cambiare proprio questa impostazione: mi è stato risposto che non era quella funzione del Comitato ed io me ne sono andato, che potevo fare?

Fatta questa doverosa premessa, voglio illustrare, sinteticamente, alcune poste di bilancio che ho sommariamente visionato, nel breve tempo a nostra disposizione e senza il supporto della relativa documentazione che non viene trasmessa al Co.re.co.co..

  • Nonostante diverse segnalazioni, anche da parte Co.re.co.co. cui ho indirizzato precise note scritte, alcuni Enti ed Agenzie dipendenti della Regione Lazio sono sprovvisti dei collegi sindacali e, conseguentemente, i relativi bilanci sono privi dei previsti pareri. Chi vigila e controlla sulle spese?

Attività disponibili.

Come si evidenzia a pag. 26 del rendiconto 2011… “”per gli immobili facenti parte del patrimonio disponibile, in mancanza dei dati relativi al reddito prodotto…. viene riportato, a titolo indicativo, accanto a ciascun fabbricato, il dato disponibile relativo all’importo del rispettivo canone o indennità di occupazione, che corrisponde all’entrata teorica che si sarebbe dovuta verificare nel corso dell’esercizio””. Parliamo di entrata teorica, vorrei conoscere dove finisce la teoria e cominciano le entrate certe della regione!

I numeri: a fronte di una consistenza di fabbricati pari ad un valore catastale di € 129.584.852,41, vengono contabilizzati canoni dovuti per € 3.264.801,19.

Tale posta rappresenta una mera rappresentazione teorica, in quanto non si dispone dei dati relativi all’impiego di tali cespiti e se i canoni siano stati accertati e poi, cosa che ci interessa, effettivamente riscossi.

Io ne dubito ma non ho potuto riscontrare il contrario!

Tale situazione si protrae verosimilmente da tempo, tenuto conto che nel rendiconto al 31.12.2010, relativamente ai fabbricati disponibili, il valore catastale iscritto alla corrispondente voce di bilancio ammontava ad € 112.596.388,24 a fronte di canoni richiesti pari ad € 3.150.939,59.

In pari data, il patrimonio urbano disponibile risultava evidenziato ad un valore catastale pari ad € 8.263.154,84 a fronte di canoni richiesti pari a zero.

A me pare una situazione quantomeno da approfondire e sarebbe interessante conoscere se a fronte della disponibilità di fabbricati la Regione Lazio paga anche affitti a terzi non utilizzando i propri immobili, se idonei allo scopo.

Andrebbe eseguita anche una ricognizione dei costi relativi alla manutenzione degli immobili se utilizzati da terzi al fine di verificare se i canoni rilevati e/o incassati non siano inferiori alle spese di gestione degli stessi immobili.

Bisognerebbe valutare, pertanto, la possibilità di una appropriata e vantaggiosa gestione degli immobili, affidandoli, se del caso, ad un’unica struttura della regione, ovvero procedere alla dismissione di quelli non utilizzati e/o non gestiti con appropriatezza.

I Residui.

Al 31.12.2011 i residui risultano rilevati in:

  • Residui attivi…………………………………………………€ 10.013.000.000,00
  • Residui passivi………………………………………………€ 13.093.000.000,00

La gestione dei residui attivi e passivi sembrerebbe non particolarmente oculata, tenuto conto che, come risulta evidenziato anche a pag. 46 del rendiconto, l’indice di smaltimento dei residui attivi risulta pari al 35%, contro un indice di smaltimento dei residui passivi pari al 63%.

Questo trend contribuisce di anno in anno ad appesantire il bilancio di crediti di non certa esazione.

Al fine di contribuire a razionalizzare e riordinare le entrate e le spese, andrebbe eseguita una effettiva ricognizione dei residui iscritti a bilancio, mediante formale interessamento dei responsabili dei servizi competenti, al fine di verificare la perdurante sussistenza delle ragioni del credito ed il tasso di riscuotibilità. Ciò anche al fine di verificare l’opportunità, se del caso, di iscrivere in bilancio apposito fondo di svalutazione dei crediti, con tutte le conseguenze negative circa l’effettivo pareggio di bilancio.

Sanità e Servizi Sociali.

Le spese per la sanità e i servizi sociali risultano pari ad € 12.081.000.000,00 di impegni più € 5.016.000.000,00 di residui iniziali, pari ad € 17.097.000.000,00.

Trattandosi della voce di spesa più significativa della regione, particolare interesse sarebbe da attribuire agli acquisti di beni e servizi verificando l’esistenza di una centrale di acquisti e se le singole aziende vi si attengono.

Segnalo, per inciso, che mi ero fatto promotore di una proposta di legge sulla istituzione in ambito regionale un Sistema Unico di Controllo degli Appalti; proposta che stavamo valutando di emendare nella promozione di una o più stazioni uniche appaltanti (SUA) di cui al D. Lgs. 12 aprile 2006, nr. 163 “Codice dei contratti pubblici”. Ciò al fine di assicurare la trasparenza, la regolarità e l’economicità della gestione dei contratti pubblici e di prevenire il rischio di infiltrazioni mafiose nell’economia legale.

La proposta è rimasta chiusa nei cassetti della Regione, non era evidentemente urgente, come ritenevo e continuo a ritenere.

Se dovessi avere ancora la possibilità di continuare ad operare in seno al consiglio, tra i miei primi atti mi farò di nuovo promotore della stessa legge. Combattere l’illegalità è e deve essere una priorità: non c’è sicurezza senza legalità e senza sicurezza non c’è civiltà.

Stante l’attuale situazione della sanità regionale, proporrei, sulla scia di quanto già sperimentato con successo da altre regioni, che al fine di poter orientare le politiche di acquisto verso soluzioni condivise volte alla realizzazione di economie di scala, ovvero la “razionalizzazione ed il contenimento della spesa per l’acquisto dei beni e dei servizi” da parte delle Aziende Sanitarie ed Ospedaliere della Regione, l’attivazione della collaborazione di una o più unità della Guardia di Finanza, istituzionalmente orientata al rilevamento di disfunzioni nel sistema della spesa pubblica.

Le unità operative potrebbero operare in collaborazione con il commissario ad acta per l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo del sistema sanitario regionale.

Prima di aumentare il ticket, bisogna eliminare gli sprechi e non solo quelli.


Partecipazione in società collegate.

Negli ultimi anni il fenomeno legato alla costituzione di organismi partecipati da parte delle Regioni e degli Enti Locali è stato considerevole e in tale ambito numerosi sono stati gli interventi legislativi, per porre alcuni vincoli e per arginare la continua proliferazione che fa aumentare di molto la spesa senza, spesso, avere un effettivo ritorno economico e sociale.

A fronte di un investimento da parte della Regione Lazio in nr. 21 società collegate per un totale di partecipazioni pari ad € 113.353.552,23, nella relazione al bilancio non vengono evidenziate le convenienze economiche di tali partecipazioni, le eventuali situazioni debitorie, ovvero, trattandosi di S.p.A., l’esistenza di eventuali utili e relativa destinazione.

Nel caso, invece, di eventuali perdite di esercizio, non si evidenziano le motivazioni delle perdite, sia nel caso di rinvio o copertura con risorse sia, eventualmente, nel caso di accollo al bilancio regionale sotto forma di ripiano o di ricapitalizzazione.

Ulteriori controlli dovrebbero essere eseguiti in merito alla composizione ed ai compensi nonché alle eventuali cause di interdizione dei consigli di amministrazione delle società partecipate.

Bisognerebbe peraltro affidare a responsabili formalmente individuati, di svolgere un monitoraggio periodico sull’andamento della gestione degli organismi partecipati, verificando ed analizzando eventuali scostamenti rispetto agli obiettivi assegnati e, se del caso, porre in essere le necessarie azioni correttive.

La struttura del modello di governance deve perseguire sempre lo scopo di monitorare la coerenza, l’efficienza, l’efficacia e l’economicità gestionale degli organismi partecipati, svolgendo un ruolo di supporto nella definizione degli obiettivi strategici e, al tempo stesso, da riferimento costante per le società in fase di implementazione degli obiettivi individuati dalla partecipante.

Il modello di controllo dovrebbe prevedere che la Regione istituisca al proprio interno, avvalendosi di professionalità già esistenti, una Unità di controllo delle “partecipazioni”, ossia una unità organizzativa preposta a creare e mantenere un collegamento stabile con gli organismi partecipati.


Agenzie ed enti dipendenti.

Per quanto riguarda le Agenzie e gli enti dipendenti della Regione, come rilevato in più occasioni, molti di essi sono sprovvisti dell’organo di controllo.

Relativamente all’ Ente Regionale Parco Di Veio, ma analoghe situazioni sono rilevabili anche nei confronti degli altri enti, a fronte di un ammontare di residui attivi pari ad € 3.137.832,73, risultano dichiarati residui passivi pari ad € 130.082,55 (vgs. pag. 74 del rendiconto).

Quanto sopra denoterebbe una scarsa oculatezza nella gestione: pronti a pagare i debiti, se ci sono i fondi, lenti nella riscossione dei crediti, anche a per le difficoltà della stessa regione nell’erogazione dei fondi a causa della limitata liquidità.

Segnalo tale Ente, solo per esempio, anche perché, nella relazione al bilancio dell’esercizio 2010, veniva indicato che nel corso dell’anno erano stati redatti numerosi rapporti per individuazione di discariche abusive, in materia edilizia, etc..

Risultava inoltre che erano state comminate diverse sanzioni amministrative, senza una specifica rendicontazione delle stesse, mentre veniva indicato che era stata svolta una generica attività di verifica per le sanzioni non pagate.

Dove sono confluite le sanzioni non pagate? Tra i residui attivi, credo!

Non mi pare una buona amministrazione.

Andrebbe pertanto monitorato l’intero iter di comminazione delle sanzioni e della eventuale mancata riscossione delle stesse, anche nei confronti degli altri parchi regionali, al fine di verificare l’effettiva attività di tutela delle risorse naturali poste in essere anche mediante la necessaria opera di repressione degli illeciti e controllo della corretta rendicontazione delle relative somme.

Conclusioni.

Complessivamente lo squilibrio finanziario della Regione Lazio tende ad aumentare. Infatti, come indicato anche a pag. 89 del rendiconto, la Regione ha difficoltà nel procedere ad introitare le entrate e problematiche sul versante dei pagamenti.

La scarsa capacità di riscuotere i crediti, la cui poste di bilancio potrebbero rivelarsi parzialmente insussistenti (circostanza questa già ipotizzata relativamente agli immobili) a fronte di una costante esposizione debitoria, potrebbe comportare a concreti pericoli di difficoltà finanziarie.

Sta a noi la responsabilità che ciò non si verifichi, come già avvenuto altrove.

Sul fronte delle entrate vi segnalo un solo dato ma significativo: le entrate extra-tributarie sono effettivamente riscosse solo per il 7% del totale accertato (vgs. pag. 9 della relazione).

Il restante, si fa per dire, 93%: residui attivi!

  • L’estate scorsa, quale membro del Co.re.co.co., votai in modo favorevole all’approvazione del bilancio, nonostante tutto per disciplina di partito, pur con tante perplessità che, comunque, rilevai per iscritto, convinto che si facesse un’opera di verifica sulle situazione segnalate ed adottate le conseguenti iniziative.

Nulla mi è stato comunicato, forse perché indegno?